Non sempre far da sé è fare per tre!
Le nostre PMI hanno strutture di marketing e comunicazione adeguate per affrontare le sfide digitali che hanno davanti? In certi luoghi del mondo far da soli non è un’opzione. Ecco la prima storia estiva con i quattro suggerimenti per marketer B2B a fine racconto.
Alle Svaldard capisci subito che non sempre far da sé è far per tre.
Queste sono le terre abitate più a nord di tutto il pianeta tra il 78° e 81° parallelo.Il polo Nord (90°) si trova mille chilometri più in su. Roma quattromila più in giù. Qui poco più di duemila anime convivono con tremila orsi polari.
L’arcipelago è anche il punto più a Nord che Roberto (mio marito) ed io abbiamo raggiunto nei nostri viaggi.
A giugno la notte è esattamente uguale al giorno. Il sole si sposta da est a ovest sempre sopra la linea dell’orizzonte.
Se devi essere minimal, fai in modo che abbia senso
Siamo andati alle Svalbard per fare un trekking di una settimana. Non siamo amanti del camping. Quando viaggiamo, e torniamo dalle lunghe giornate del nostro vagabondare per il mondo, preferiamo avere il conforto di un letto e una doccia.
Se si può.
Se fai trekking alle Svalbard non si può.
Per arrivare al campo base viaggiamo per tre ore con uno Zodiac (il gommone semirigido) nel Billefjorden. Ogni onda è come sbattere il fondo schiena cadendo giù dalle scale.
Ma poi, finalmente, scarica noi, altri cinque escursionisti, la guida, tre cani anti-orso e l’attrezzatura sulla riva di Skanskbukta.
Siamo immersi nel profondo del nulla artico.
Se ci succede qualcosa il primo centro abitato è a quaranta minuti di elicottero. Meglio avere cura del telefono satellitare, unico strumento di comunicazione che funziona.
Si perché, hai voglia di cercare “campo”. Qui i cellulari restano muti. E se anche per qualche congiunzione astrale si animassero una o due tacche, senza energia elettrica non avrebbero molta vita. Ma di astri non se ne vedono, così finisce in fondo allo zaino da dove riemergerà dopo una settimana, quasi per caso, come ci fossimo dimenticati di lui.
Il campo base che montiamo è composto dalle nostre tende, dalla “gamme” la tenda comune, da un secchio a nord del campo per le funzioni corporali dei maschietti e uno a sud per quelle delle femminucce.
Qui essere minimal ha senso. L’ambiente stesso lo è. Lo sguardo spazia senza mai essere interrotto da un boschetto, un albero, nemmeno un cespuglio. Nel deserto artico cresce poco o nulla e le piantine che si elevano del suolo, per non più di qualche centimetro, hanno poche settimane per nascere, crescere, fiorire e morire.
Fare team, fare gruppo è una questione di rispetto reciproco
Le altre cinque persone che sono con noi non le abbiamo mai viste prima, ci sono un paio di italiani, due olandesi, una tedesca. La guida è un ragazzo norvegese che studia negli Stati Uniti.
Facciamo il primo briefing
Prima regola: o si va tutti o si resta tutti. Abbiamo un solo fucile e nessuno si può allontanare o restare al campo senza essere armato. Gli orsi bianchi sono lì fuori. Anzi QUI fuori.
Seconda regola: se dovessimo incontrare un orso polare, non si scappa, non si urla. Serve solo ad attirare la sua attenzione. E lui corre a 40 km/h, tu no. I cani avvertono la sua presenza, abbaiano in modo particolare prima che sia troppo vicino.
“In quale modo particolare?”
“Se succede, non temere, lo capisci subito.”
Siamo stati fortunati, non è successo. Ma visto che ci sono i cani non dobbiamo fare i turni di guardia di notte. O per meglio dire durante le ore di riposo. Che qui notte non lo è mai.
Terza regola: ci si divide i compiti del campo, fare da mangiare, lavare le stoviglie, andare a prendere l’acqua alla fonte.
Quarta regola: ciascuno deve lasciare dello spazio libero nel proprio zaino per i viveri e i termos che servono a tutti.
Quinta regola: una conseguenza della prima. Quando si è fuori non ci si allontana dal gruppo. Se si vuole vedere un punto particolare non si parte per la tangente da soli. Ci si ferma, se ne parla, si decide. Se sono tutti d’accordo si va, altrimenti no.
Il nostro gruppo ha retto. Nonostante verso la fine della settimana la stanchezza iniziasse a farsi sentire, qualche mal di pancia e indisposizione a emergere (forse per l’acqua della cascata), la consapevolezza che voler restare in tenda avrebbe compromesso l’escursione agli altri ha fatto sì che nessuno si tirasse indietro.
La bellezza che hai intorno è uno stimolo per andare avanti
Otto e più ore di cammino al giorno dopo un po’ si fanno sentire. Accumulare notte dopo notte di un sonno incerto e breve si fa sentire. Alla fine sì, non lo ammetti, ma sei stanco.
Ogni mattina però sai che andrai in un luogo che non ha eguali al mondo.
Sai che il deserto artico ti presenterà la sua difficoltà quotidiana. Inerpicarsi su una distesa di neve, trovare un modo per attraversare acquitrini fangosi per non sprofondarci dentro. Sprofondare invece nel tappeto di licheni che ti si mangiano il piede con tutto lo scarpone.
Oppure, attraversare un torrente creato dallo scioglimento dei ghiacciai con l’acqua gelida che ti arriva all’inguine.
Alle tre del mattino esco dalla tenda per approfittare del sonno altrui e concedermi ai miei bisogni in santa pace. E dopo resto lì. A guardarmi intorno, senza pensare, la mente sgombra come la baia artica davanti a me.
Il ritorno degli eroi
Si smonta il campo, ci si carica gli zaini in spalla. Lo Zodiac appare all’orizzonte. A conclusione del nostro trekking andiamo a visitare la città fantasma di Pyramiden.
Lo Zodiac ci trasborda su un battello. Lì ci sono i turisti, quelli veri. Hanno giacche a vento pulite, pantaloni con la piega perfetta, scarponcini intonsi.
Noi siamo sporchi, infangati e puzzolenti. Gli uomini con la barba selvaggia, le donne i capelli arruffati.
Devono aver annunciato il nostro arrivo, devono aver detto che abbiamo trascorso una settimana nel deserto artico, perché li vediamo, mentre lo Zodiac si avvicina, allineati sulla murata a scattarci foto.
Oggi gli eroi siamo noi.
Perché noi oggi, siamo altro. Ci prendiamo ancora cura l’uno dell’altro, tendiamo ancora a non disperdici, restiamo accanto ai nostri cani, poco convinti di avere le zampe sul ponte oscillante.
Siamo ormai a bordo, siamo ormai nella civiltà ma facciamo ancora gruppo, siamo ancora una squadra, anche se non c’è più bisogno.
_____________________________________________________________________
Ed ecco il racconto letto alla trasmissione Kataribe su Radio 2.
Cosa insegnano le Svalbard
Non sempre fare da sé è fare per tre!
Molto spesso nelle PMI il marketing è gestito da una sola persona. Ma con gli impegni aggiuntivi che porta con sé l’evoluzione digitale sei sicuro che questo sia ancora possibile?
Se devi essere minimal, fai in modo che abbia senso
Se budget e risorse sono limitati occorre fare una programmazione puntale delle attività di marketing e comunicazione per sfruttare al meglio ciò che si ha a disposizione. E per farlo devi capire dove vuoi andare.
Fare team, fare gruppo è una questione di rispetto reciproco
Si be’, non c’è molto altro da aggiungere.
La bellezza che hai intorno è uno stimolo per andare avanti
Celebra ogni tuo successo. Una fiera particolarmente riuscita, l’incremento dei visitatori del sito web, l’acquisizione di nuovi leadLead.. è un potenziale cliente che si trova nello stato di lead (sales lead) quando non ha ancora avuto contatti diretti con l'azienda, ma attraverso... Leggi, la trasformazione di quelli esistenti in contatti qualificati da passare alle vendite.
Quando nella tua attività di marketer B2B raggiungi un obiettivo importante fatti un bel “pat pat” sulla spalla, non aspettare che siano altri a farlo.